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Time4Life, Elisa Fangareggi, Non ditemi che rischio la vita.

24 Dic
  • elisa
    E non ditemi che rischio la vita. Io LA VIVO, la vivo tutta, fino in fondo, fino all’ultimo attimo, e non posso rischiare di sprecarla, perchè ho solo questa. Andare in Siria, andare dai miei bambini, in mezzo alla guerra, è il mio modo per darle un senso. E’ il mio modo di essere madre, di sentirmi realizzata come genitore. C’è chi per farlo cerca di rendere i propri figli dipendenti del ragù della mamma fino a 20 anni, c’è chi ha passato i giorni scorsi nei centri commerciali comprando tante cose inutili da mettere sotto l’albero, ….Io no, io queste cose le odio, io sono una mamma che va in Siria.
Video

Il video dei profughi siriani in Italia.

16 Ago

Siriani d’Italia – Ibrahim Thabet: “Il regime ha ucciso mio cugino. Andrò avanti anche per lui”

9 Set Il martire Shady Thabet

Se lo incontri per strada non diresti mai che è un ragazzo “straniero”: Ibrahim è un giovane diciassettenne, dai tratti mediterranei,  che parla con un inconfondibile accento marchigiano. Frequenta il quarto anno dell’I.T.I.S e ama il calcio. Prima dell’inizio della repressione Ibrahim viveva la sua vita da adolescente spensierato, diviso tra lo studio, qualche lavoretto estivo, gli amici e lo sport. Ma nell’ultimo anno e mezzo la sua vita è cambiata: oggi passa su internet  ogni istante libero e anche lunghe ore notturne che ruba al suo stesso sonno, per  informarsi su quanto accade in Siria, tradurre le notizie in italiano e condividere informazioni e foto con altre migliaia di giovani connessi in rete. Ibrahim è originario di Al Zabadany, periferia di Damasco. Non vede la sua città dal 2010 . Lo scorso agosto Ibrahim ha perso in Siria suo cugino, Shady. Da allora il suo dolore è ancora più grande, ma nonostante la sofferenza, è più che mai determinato ad andare avanti nella sua lotta per la libertà in Siria.

Il martire Shady Thabet

“Mio cugino è diventato martire lo scorso agosto; si chiamava Shady Thabet, aveva 23 anni. Suo padre è morto tre anni fa e Shady è rimasto con la madre e i due fratelli, di diciassette e quattordici anni. Era (un atleta della nazionale siriana) di lotta romana  ed era arrivato a qualificarsi per le Olimpiadi, ma alla fine ha rinunciato per via della situazione in Siria e per non lasciare sola la famiglia. Erano molto poveri,  lui faceva  più lavori per mantenere i suoi cari: fabbro, operaio, manovale.  Il fratello ha abbandonato la scuola per mettersi a lavorare e dare anche lui una mano. Shady fin da piccolo, era amante della Patria, era un ragazzo con l’animo buono, pronto ad aiutare chiunque … Amava stare con gli amici e non aveva problemi con nessuno. Lo conoscevano in tanti e tutti lo stimavano per la sua forza di volontà. Quando è cominciata la rivolta, stranamente era giorno dopo giorno più felice. Fin dagli inizi si è esposto durante le manifestazioni e solo a giugno (due mesi fa) è stato imprigionato e torturato per 14 giorni. Quando è uscito dalle carceri del regime, è tornato a casa barcollante e la prima cosa che ha detto è stata : “Curatemi, domani si combatte: mi arruolo con l’Esercito Libero…”. Ha combattuto fino alla fine, sempre in prima linea, con in mano il suo Kalashnikov.  Quando ha visto che le milizie del regime si stavano addentrando  fin sulla montagna, a Qasiun, vicino a casa sua, quando ha visto il suo quartiere bruciare, ha combattuto fino a che un cecchino non gli ha sparato al collo… Purtroppo non ha avuto la sepoltura che meritava, perché gli agenti della IV Divisione, intimidendo i parenti, hanno imposto che fosse seppellito in silenzio e in fretta.

Roma, manifestazione per la Siria

Io personalmente lo ricordo poco, lo vedevo raramente;  era sempre occupato, ma ne sentivo sempre parlare.  Era l’eroe del quartiere e ora è diventato eroe del popolo siriano. Quando ho saputo della sua morte, del suo martirio, sono stato da una parte contento, perché Shady ora è in Paradiso, ma dall’altra parte mi sono sentito affranto per la sofferenza che stanno patendo la madre e i fratelli. Era mio cugino e aveva negli occhi lo sguardo di un Thabet che ama la Siria…”.

 

Dai diritti delle costituzioni alla rivoluzione delle strade: qual è la vera democrazia? Di Mariano Manuel Bartiromo

1 Mag

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Letteralmente,nel suo significato originario risalente alle poleis greche,per democrazia si intende il potere del popolo. Si tratta di un significato spoglio e semplice,probabilmente troppo per le raffinate “intellighenzie” dei piani alti che più volte nella storia hanno sentito il bisogno di accompagnarla con un aggettivo qualificativo. C’è stata la democrazia proletaria,la democrazia rappresentativa,addirittura la democrazia cristiana,tanto per citare alcuni casi in cui il potere ha voluto giustificarsi qualificando la “propria” democrazia con un determinato colore per coprire realtà di fatto ben diverse (o addirittura opposte) rispetto a  quel colore che andavano formalmente a dipingere. Addirittura nella celeberrima quanto pomposa e ipocrita dichiarazione di guerra,Mussolini volle parlare di democrazie plutocratiche e reazionarie a proposito degli stati rivali,probabilmente neanche sbagliando poi tanto,ma omettendo il dettaglio in base al quale plutocratico e reazionario lui lo era come e più di tutti gli altri. Si è in altre parole più volte sfruttata l’immagine di una forma di governo partecipativa per propagandare realtà che in sostanza ne erano e ne sono ben lontane. Se tuttavia le degenerazioni,le strumentalizzazioni,le forzature linguistiche per convincere le masse,che la nuda democrazia ha subito,riguardano prevalentemente il contesto della presunta società civile dei paesi occidentali,le realtà in cui non si è arrivati a millantare la democrazia perché la si nega e la si proibisce  direttamente costituiscono la stragrande maggioranza. Se la nostra età globale ci prospetta una cultura e un’informazione del tutto occidentalista,si dimentica spesso che i paesi che con la loro democrazia comandano il mondo non abbracciano in realtà che una minima parte della popolazione mondiale,in larga parte ancora in condizioni di povertà e soggetta a regimi dittatoriali quando non a interminabili e sanguinosi conflitti etnici. Cosa dev’essere allora la democrazia,dato che ciò che è è così semplice da non riuscire ad essere applicato? Le costituzioni degli stati cosiddetti democratici,compresa la fatiscente  “costituzione europea” identificano come principi della democrazia la divisione dei poteri,il suffragio universale,l’uguaglianza formale e sostanziale,la parità e il divieto di discriminazione tra sessi,lingue,culture,razze,religioni,i doveri di solidarietà e si potrebbe continuare all’infinito fino a quel diritto alla “ricerca della felicità” che svetta trionfalmente nella costituzione americana. Si tratta di un complesso di diritti e doveri che vanno sempre esaminati sotto diversi profili. Ancora una volta infatti si contrappongono impietosamente due realtà: quella “sviluppata” in cui questi principi sono diventati sempre più spesso violati in modo sottile e subdolo per favorire la ricerca di una felicità fatta di interessi a dir poco egoistici in barba ai retorici e vuoti proclami dei partiti; quella ancora nelle mani della dittatura in cui questi principi,che in occidente sono ormai diventati così scontati da essere diventati oggetto di investimenti,non sono mai stati neanche affermati. La realtà attuale della Siria,ma anche del Sudan,dell’Iran,nonché della maggior parte dei paesi latino-americani dimostra come una gran fetta di mondo continua a combattere e a morire per raggiungere ciò che altrove è banalizzato e strumentalizzato. Si muore per votare,mentre in paesi come l’Italia invece si fanno votare i morti…

Una terza prospettiva è però la più raccapricciante: è infatti nel momento in cui gli stati-guida dovrebbero davvero lottare,per affermare quei principi di cui hanno riempito rotoli di trattati,che si evince quanta poca democrazia ci sia al mondo. Lo si avverte quando gli stati che dovrebbero essere i paladini dei loro principi fanno finta di niente,quando le organizzazioni internazionali si beano nella variegata vetrina di risoluzioni,regolamenti,direttive,dichiarazioni universali che in realtà non verranno mai attuate in concreto e non supereranno mai i confini neanche delle loro copertine. I paesi in cui la democrazia non è mai stata neanche formulata sulla carta hanno bisogno di interventi reali e soprattutto gratuiti. I recenti interventi militari in varie zone nevralgiche non sono stati così lontani da finalità neo-colonialistiche e le scarse ricchezze della Siria testimoniano come corpi senza quotazioni in borsa siano lasciati morire senza tanti problemi dal mercato globale. E allora l’unico aggettivo che si potrebbe accompagnare alla parola “democrazia” è “sostanziale”. Il vero potere del popolo non è un’ideologia di parte,né un’utopia. Le persone non hanno bisogno di essere rappresentate e di delegare: sono esse stesse a dover parlare,a dover agire. E,colpo di scena,sembra proprio quello che sta avvenendo in Siria,la cui rivoluzione da questo punto di vista è la vera lezione di democrazia: in tanti stanno parlando e stanno agendo pur non avendo costituzioni e principi scritti. Ecco,la democrazia è fatta da queste persone. Ora vorrebbero solo che quei sapienti garanti della democrazia piena di aggettivi li aiutino a scrivere a loro volta quell’elenco di principi,eliminando chi glielo vieta.

L’indifferenza e la pseudo neutralità

27 Apr

Una riflessione che ogni uno di noi si trova a fare, naturalmente quando vi è un conflitto tra fazioni politiche viene facile a tutti limitarsi a osservare gli avvenimenti per capire meglio chi ha ragione ma quando il conflitto riguarda un regime criminale contro un popolo disarmato che chiede i suoi diritti non esiste più la posizione da osservatori tanto meno la neutralità Ma solo la complicità diretta, mi viene la nausea quando discuto con i pro regime o meglio chiamati Shabiha che dicono perché volete la democrazia cominciate ora ad accertarci non si rendono conto del fatto che un avversario politico non è quello che ti spara ma quello che la pensa diversamente, anche se non ti rispetta oppure ti diffama ma non ti uccide i figli e non ti violenta le donne e non distrugge le città per garantire la sua permanenza, ormai non ci riteniamo più degli oppositori lo eravamo anni fa ora siamo persone che vogliono mandare via un criminale a 360°che ha superato le mafie mondiali  di molto e lo saremo fino alla sua caduta .

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Ci presentiamo

24 Apr

Ci permettete di presentarci: non siamo mercenari, non siamo pervertiti, non siamo salafiti, non conosciamo l’Emiro del Qatar, non siamo nemmeno dei politici. Siamo semplicemente italosiriani: studenti, medici, ingegneri, commercianti, casalinghe e bambini che vedono ogni giorno lo spargimento del sangue innocente nel loro paese di origine per mani di un regime illegittimo che ha superato ogni limite nella sua azione criminale contro un popolo che ha chiesto soltanto un po’ di riforme e sono stati i carro armati del regime a dare la risposta con tanta brutalità. Grazie Italia che ci hai fatto gustare la libertà che manca in Siria da oltre 40 anni.

Allow us to present ourselves: we are not mercenaries, we are not perverts, we are not Salafites, we do not know the Emir of Qatar, we are not even politicians. We are simply Italian-Syrians, students, doctors, engineers, shopkeepers, housewives and children who every day are witnessing the shedding of innocent blood in their country of origin at the hands of an illegitimate regime that has gone beyond all limits in its criminal action against a population that has only asked for some reforms. It has been armoured tanks of the regime to give them the response with such brutality. thank you Italy for having allowed us to have a taste of the freedom that has been missing in Syria for more than 40 years